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La Francia all’assalto di Fincantieri


13 settembre 2017 - In questi giorni si sta definendo la sorte di Fincantieri, forse unico “gioiello” globale dell’industria italiana (20 cantieri navali sparsi per il mondo). Potrebbe essere l’ennesimo capitolo della saga che vede i riders (razziatori? Lo so che non si traduce così, però..) francesi all’assalto di quel che resta delle eccellenze italiane: il giochino sembra chiaro, un politico uscente dalla scena firma un accordo, dopo pochi messi arriva il nuovo che dice, ma quale accordo, chiffon de papier, non se ne parla, al massimo vi diamo il 50% perché siamo molto buoni, in cambio entriamo con altra società nel capitale Fincantieri con il 10%.

Qualunque sia la quota, ciò che conta è entrare nella fortezza, portare il cavallo di legno dentro le mura, poi il tempo, eventuali vassalli compiacenti e le risorse illimitate dello stato francese faranno il resto.

Al di là delle fantasie potrebbe essere a rischio la cantieristica italiana, che ci vede primeggiare nella costruzione di lussuose città naviganti per spensierati crocieristi (in costruzione e in ordine ben 31 navi, mai vista una tal cosa al mondo) ma forse l’obiettivo dei francesi è il settore militare.

La costruzione di navi da crociera potrebbe avere una fisiologica flessione, il settore evolversi, mentre quello militare ha un sicuro e costante avvenire: Fincantieri primeggia anche in questo settore ricco e strategico con contratti e accordi che vanno dagli Stati Uniti al Medio Oriente e probabilmente all’Australia, e che consente di essere uno strumento per entrare nelle economie dei paesi con cui si realizzano accordi attraverso molti settori correlati. Resta da vedere come evolveranno i fatti, tenendo le dita incrociate.

Antonio De Cesare

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